Il mio grosso grasso matrimonio greco. Ce l’avete presente? Lei, quando si fa bella e va a lavorare nell’agenzia di viaggi della zia.
Quando la Robbi aveva cominciato a lavorare all’H. si era sentita subito in affinità con Tula Portocalos, vuoi per la rotondità, vuoi per l’innata speranza di vedersi entrare un efebo/adone dalla porta a vetri principale. E, signore e signori, quel giorno venne. Oddio, fu una cosa molto meno impacciata e, purtroppo, molto meno romantica temo. Ma lui, bisogna ammetterlo, era veramente un gran pezzo di efebo.
Il computer era acceso,con un bicchiere di Guinness che troneggiava sullo schermo. Due mani di unghie rosse scivolavano sulla tastiera, a caso, in attesa di telefonate. Ovviamente non potevano mancare i leggendari occhiali viola-milka per completare il tutto.
E lui è arrivato. È entrato dalla porta principale. Vi giuro, bello da togliere il fiato. Una scena quasi da Il mio grosso grasso matrimonio greco. Solo che l’fficio della Robbi era un po’ più affollato rispetto a quello di Tula. E la Giuli lo aveva portato fuori a colazione. Questo nel film non c’era! Uff… però ne era ampiamente valsa la pena. Una vista splendida. Sia davanti che dietro in effetti.
“I miei complimenti!” pensò.
È una di quelle cose che tira su la giornata. Una di quelle cose, come direbbe la Franci, per cui ti dici “Dio esiste!”, perché ha creato qualcosa di tanto bello!
Perdonate lo sproloquio, il lungo monologo, ma quando capitano questi uomini, come fulmini a ciel sereno, vale la pena di spendere tempo a scrivere di lui, come a leggere di chi ha scritto. Ve lo assicuro.
Quando la Robbi aveva cominciato a lavorare all’H. si era sentita subito in affinità con Tula Portocalos, vuoi per la rotondità, vuoi per l’innata speranza di vedersi entrare un efebo/adone dalla porta a vetri principale. E, signore e signori, quel giorno venne. Oddio, fu una cosa molto meno impacciata e, purtroppo, molto meno romantica temo. Ma lui, bisogna ammetterlo, era veramente un gran pezzo di efebo.
Il computer era acceso,con un bicchiere di Guinness che troneggiava sullo schermo. Due mani di unghie rosse scivolavano sulla tastiera, a caso, in attesa di telefonate. Ovviamente non potevano mancare i leggendari occhiali viola-milka per completare il tutto.
E lui è arrivato. È entrato dalla porta principale. Vi giuro, bello da togliere il fiato. Una scena quasi da Il mio grosso grasso matrimonio greco. Solo che l’fficio della Robbi era un po’ più affollato rispetto a quello di Tula. E la Giuli lo aveva portato fuori a colazione. Questo nel film non c’era! Uff… però ne era ampiamente valsa la pena. Una vista splendida. Sia davanti che dietro in effetti.
“I miei complimenti!” pensò.
È una di quelle cose che tira su la giornata. Una di quelle cose, come direbbe la Franci, per cui ti dici “Dio esiste!”, perché ha creato qualcosa di tanto bello!
Perdonate lo sproloquio, il lungo monologo, ma quando capitano questi uomini, come fulmini a ciel sereno, vale la pena di spendere tempo a scrivere di lui, come a leggere di chi ha scritto. Ve lo assicuro.
Robbi