giovedì 24 luglio 2008

diario di bordo, giorno 8

Campagna appena fuori Milano

Il bel cielo di Lombardia, così bello quand’è bello, così azzurro quand’è in pace. Diceva il Manzo.
Quel pomeriggio la Robbi guardava quel cielo, assorta come in un sogno.
Perché, vedete, il cielo di montagna non ha eguali. È limpido, sereno, pieno, avvolgente nel suo fascino estremo. Ti si mette a nudo. È quasi prepotente nella sua bellezza. Bello, che ti lascia senza fiato.
Ma tornare a casa è un’altra cosa. Il cielo di Milano è un’altra cosa. È strano, non piace a nessuno. Ha l’aria slavata, stanca, come una cataratta. Ma ci sono dei momenti, dopo una nottata di pioggia, dopo un vento forte d’estate, in cui è come se la cataratta si aprisse. Come se tutto quel casino l’avesse scavato dentro. E dopo è spettacolo. Lo senti, l’aria è cambiata, è fresca, agile, profuma e brilla. Ed è come se ti guardasse. E staresti lì delle ore, stupita, un po’ da questa trasformazione improvvisa, un po’ perché è bello bello. E ti senti a casa, più di prima. Come se quel cielo fosse un po’ più tuo. Come quando ti fai bella per il tuo moroso. Sei sempre tu, ma un po’ di più. Perché sai che cosa stai facendo e per chi. Sai per chi essere bella, sai per chi essere. Quel cielo lì… come se sapesse di essere lì per te.
La Robbi stava col naso all’insù, senza sapere cosa dire. Sorrideva, nella sua stanchezza. E si sentì a casa, come pochissime volte sapeva di esserlo stata.

Robbi

martedì 22 luglio 2008

diario di bordo, giorno 7

Henri Cartier-Bresson

"Ma ho perso le parole, che bello se bastasse solo quello che ho.
(Liga)
Non ne ho più. Non so più cosa dire. Dopo tanto ardimento, per le cose
importanti rimango muta. Un po’ per timore, un po’ per stanchezza. Da quanto non
dormo! Sogno una notte di sonno limpido da una settimana ormai. O chissà, da
molto di più. Non ci è stata ancora data la capacità di sentirsi leggeri.
Ho
pianto di nuovo. E anche quei coglioni di Rtl han messo su “No one” di Alicia
Keys, “Ti sento” del Liga” e “Your song” di Elton John, una di seguito
all’altra! Li ho bestemmiati in tutte le lingue che conosco.
Eppure…
un po’ titubante aggiungo questo “eppure”, perché per voi suonerà male, come è
suonato a me all’inizio. Sembra che stoni.
Dicevamo, eppure, non riesco a
essere del tutto triste. Non fino in fondo almeno. Sì certo, ho pianto. Ma come
mi ha detto Filippo una volta “Donna, i tuoi occhi possono piangere, ma il tuo
cuore dev’essere lieto!”. Ora capisco cosa vuol dire. Io so cosa voglio dalla
mia vita. E mi è sempre sembrato così scontato saperlo! Ma, con quale gioia
posso esserne certa ora! Io voglio essere felice!
Voglio che ogni attimo sia
sempre meglio di quello passato.
Voglio il tempo libero, sì ma libero proprio
ogni attimo!
Vorrei che l’oggi restasse oggi senza domani, o domani potesse
tendere all’infinito.
Io non mi rendo mai conto della bellezza grandiosa che
mi ha incontrato. Dello smodato amore che hanno per me i miei amici! Di come mi
guarda la Spado.
E non sono illusioni. Mi hai detto che ci credo ancora. No,
non credo nei sogni. La vita va per concretezze, va per persone, è
inevitabile.
Ad un certo punto ti ho detto “E se fosse tutto per un bene?”.
Mi hai preso per scema. Non m’importava. “E se i dolori, le fatiche, fossero per
qualcosa di bene?”. Allora ti sei fermato. “Non lo so”. Mi piacerebbe dirti di
sì, e raccontarti perché. Se ti potessi guardare negli occhi ancora una
volta!"

Robbi

lunedì 21 luglio 2008

A walk to remember

Non è padronanza il rapporto fisico: non puoi penetrare una persona fino alla radice dell'anima, mentre se la guardi o la pensi quando è lontana, la possiedi fino alla radice dell'anima."

L. Giussani, Si può vivere così p.121


(grazie Anni!)
Brasserie, Cartier-Bresson

L'azione del fotografare è un confronto con i rischi della vita, l'investimento totale di se stessi di fronte all'effimero, con l'esaltazione che ne può risultare. Ci sarà sempre una gioia nel fotografare: è la gioia dello sguardo, di cogliere la frazione di secondo, è il tiro intuitivo. Uno scatto ha senso solo fintanto che la vita è vissuta in tutta la sua intensità e in tutte le sue dimensioni. Preferisco guardare la realtà che le mie fotografie. Quello che m'interessa è vivere, l'azione! Si crede in certe cose, e poi si adatta ciò in cui si crede quando la realtà non collima più con quanto si desidera. L'arte è sempre sospetta di voler abbellire la vita la fotografia invece, mettendo la coscienza in costante sintonia con l'esistenza, permette di superare la dicotomia tra azione e contemplazione, per quanto mi riguarda, fotografare è un mezzo per comprendere, inseparabile dagli altri mezzi di espressione visiva. Equivale a urlare, liberarsi, non è un modo per provare o affermare la propria originalità, è un modo di vivere.

Henri Cartier-Bresson

giovedì 17 luglio 2008

sunset over Bora Bora


Non è libero né chi fa ciò che vuole ma non facendo ciò che deve, né chi fa ciò che deve ma non facendo ciò che vuole. Libertà è fare ciò che vogliamo facendo ciò che dobbiamo, o fare ciò che dobbiamo facendo ciò che vogliamo.

Carlo Caffarra

mercoledì 16 luglio 2008

Diario di bordo, giorno 6

Atreiu (e Bastian) allo specchio, La Storia Infinita

“Noi pazzi. Anzi, io pazza. Mi pento subito. Ma non per altro, è perché ho
paura. Ho paura del rischio. Ho paura di perdere tutto. Perdo la mia spavalda
sicurezza, il mio slancio che fino a un momento prima mi aveva sollevato verso
l’alto.
Jovanotti diceva, La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di
volare. E questa non l’ho ancora capita.
Si può rischiare con la certezza
che si vince? Puntare tutto sapendo di avere una Scala Reale? Io non lo so. So
solo che un rapporto si fa in due, no?
E così, o è solo l’ingrato sguardo
gelido della fortuna, o forse solo il caso, o forse no, che ci fa incontrare,
che ci rivela lati di noi che nemmeno sapevamo di avere! Lati intrepidi,
coraggiosi… Anima di conquistatori che lottano per ciò che hanno di più caro.
Ecco, forse è proprio questo il punto. Ciò che abbiamo di più caro. Quando
capiamo cosa vogliamo, è come se in un certo senso incontrassimo noi stessi. Ma
tutto noi stessi! Ci ritroviamo come Atreiu di fronte allo specchio
dell’Oracolo. Uno specchio ti costringe a guardarti.
Ciò che abbiamo di più
caro è la cosa meno semplice al mondo. È una botta in testa. (Come dice Thomas
Mann, La bellezza ci può trafiggere come un dolore.)Ti costringe a prendere in
considerazione tutto di te, talenti e miserie. Perché ti ci devi giocare la
pelle. La posta è altissima: sei tu.”

Robbi

martedì 15 luglio 2008

Diario di bordo, giorno 5

David, Michelangelo

Il mio grosso grasso matrimonio greco. Ce l’avete presente? Lei, quando si fa bella e va a lavorare nell’agenzia di viaggi della zia.
Quando la Robbi aveva cominciato a lavorare all’H. si era sentita subito in affinità con Tula Portocalos, vuoi per la rotondità, vuoi per l’innata speranza di vedersi entrare un efebo/adone dalla porta a vetri principale. E, signore e signori, quel giorno venne. Oddio, fu una cosa molto meno impacciata e, purtroppo, molto meno romantica temo. Ma lui, bisogna ammetterlo, era veramente un gran pezzo di efebo.
Il computer era acceso,con un bicchiere di Guinness che troneggiava sullo schermo. Due mani di unghie rosse scivolavano sulla tastiera, a caso, in attesa di telefonate. Ovviamente non potevano mancare i leggendari occhiali viola-milka per completare il tutto.
E lui è arrivato. È entrato dalla porta principale. Vi giuro, bello da togliere il fiato. Una scena quasi da Il mio grosso grasso matrimonio greco. Solo che l’fficio della Robbi era un po’ più affollato rispetto a quello di Tula. E la Giuli lo aveva portato fuori a colazione. Questo nel film non c’era! Uff… però ne era ampiamente valsa la pena. Una vista splendida. Sia davanti che dietro in effetti.
“I miei complimenti!” pensò.
È una di quelle cose che tira su la giornata. Una di quelle cose, come direbbe la Franci, per cui ti dici “Dio esiste!”, perché ha creato qualcosa di tanto bello!
Perdonate lo sproloquio, il lungo monologo, ma quando capitano questi uomini, come fulmini a ciel sereno, vale la pena di spendere tempo a scrivere di lui, come a leggere di chi ha scritto. Ve lo assicuro.


Robbi

Beer is proof that God loves us and wants us to be happy.

Benjamin Franklin

lunedì 14 luglio 2008

Diario di bordo, giorno 4


Luglio era freddo, e il gatto della Cice stava morendo. Già, il gatto. E quante scene erano state fatte per quel gatto! Scene di cui lei non si capacitava, purtroppo. Si sentiva una stronza a non provare niente per quel gatto. Ma non ce la faceva. Era più forte di lei. Quel gatto poteva morire in pace o anche no, ma non gliene importava niente!

Il giorno prima pioveva. Poi, era tornato il sole. Inspiegabile come si riesca ad essere veloci e mutevoli come il tempo che cambia.
La sera prima, un pianto a dirotto, come i suoi soliti, che in fondo, le mancava. La mattina dopo, oltre al mal di testa, uno strano senso di gioia, come luccicante da lontano. Ma tanto bastava a farla stare più tranquilla. Mutevole veramente il cuore dell’uomo.
Chissà se era dipeso dagli Oswego. Dagli Oswego imbevuti in cioccolato e rum. Un tantino di troppo in verità. Come si può ubriacarsi con un pacco di biscotti? Piccola Robbi, lei ci era riuscita. Non che fosse una particolare nota di merito, soprattutto perché le era venuta una sbornia triste la sera prima e un gran mal di testa la mattina dopo, quando si era ostinata a mangiarli di nuovo!
Fosse per i biscotti, fosse per il meteo il cuore era in subbuglio. Testimoni, una sottile linea di brufoli sottopelle sulla guancia destra.
E non capiva donde, dunque, quest’angoscia.

Robbi

venerdì 11 luglio 2008

Dolomiti

La notte è buia e il sonno è profondo
nel silenzio del mio essere.
destati, Pena d'Amore, perchè non so
come aprire la porta, e rimango qui fuori.

attendono l'ore,
vegliano le stelle,
il vento si posa,
il silenzio è pesante nel mio cuore.
destati, Amore! colma il mio bicchiere
vuoto, e increspa la notte
con il soffio di un canto.

Tagore

mercoledì 9 luglio 2008

pensieri...

Parigi


Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d’estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro.

N.Hikmet

martedì 8 luglio 2008

diario di bordo, giorno 3


Per quella sera pensò di rubare tre lattine di birra dal frigo dell’ufficio.
L’unico peccato era che era birra Moretti.
Un peccato davvero.

Robbi

domenica 6 luglio 2008

Blanch e Sergione

This is for long-forgotten
Light at the end of the world
Horizon crying
The tears he left behind long ago.

Nightwish, Islander

giovedì 3 luglio 2008

(parentesi)


Come manchi tu
non manca niente
di ciò che ha nome
tu manchi
come la gioia
che nessuno sa chiamare.

Davide Rondoni (l'unica poesia che mi piace)

Diario di bordo, giorno 2


Il peggio, pensava, non è quando le cose le sai, belle o brutte, ma quando non le sai! Quando il tempo ti mangia vivo e tu aspetti. E che altro puoi fare? Aspetti. In silenzio, in piedi, seduta, con o senza Coldplay (meglio senza oserei dire)… non importa quello che fai, ti tocca aspettare.
E intanto pensi di tutto (anche Pappalardo lo diceva. Ma che c’entra?).
La radio trasmetteva sempre le stesse dieci canzoni da tre giorni e per giunta per più volte consecutive durante la giornata! Leona Lewis, i Coldplay (per l’appunto!) e Jovanotti. Oddio, “A te” faceva sempre un certo effetto; certo è che il rischio di diventare folli si alzava ogni giorno di più.
La coscienza ferma di quei giorni era che il peggio avveniva quando lei cominciava a sospirare. Lì allora avveniva la netta separazione tra due parti della testa. Quella terra terra, e quella che spiccava il volo nelle aree eteree dei sogni. E questo non era un bene!

Era partita “Moondance” di Micheal Bublè. Sembrava di tirar fuori la testa dall’acqua quando smetti di respirare. Non l’avrebbe mai detto di Micheal (che per inciso era molto più bello chiamare Bubble, pronunciato Babbol!). Bè insomma, grazie Micheal!
Penso che furono i due minuti e quarantacinque più sollevati di tutta quella giornata. Gli unici minuti goduti di quella giornata, forse.


Robbi

mercoledì 2 luglio 2008

Diario di bordo, giorno 1


Le ore non filavano più via come i primi giorni e questa sensazione le dava l’idea di essere vecchia. I vecchi sono stufi. Cazzata. Anche molti giovani, ed anzi, molti vecchi sono pieni di vita da scoppiare. Come diceva il buon Solone “Con l’invecchiare apprendo ancora molte cose”. E lei a 18 anni faceva fatica ad arrivare alla fine di una giornata di lavoro. Molto bene.
Una lucida follia di luglio, in cui la perversione più grande era stata dare un nome al ventilatore. Mitch, per la precisione, come quel fusto di “Baywatch”.


Robbi

martedì 1 luglio 2008

...just one moment can change everything...