Quel pomeriggio la Robbi guardava quel cielo, assorta come in un sogno.
Perché, vedete, il cielo di montagna non ha eguali. È limpido, sereno, pieno, avvolgente nel suo fascino estremo. Ti si mette a nudo. È quasi prepotente nella sua bellezza. Bello, che ti lascia senza fiato.
Ma tornare a casa è un’altra cosa. Il cielo di Milano è un’altra cosa. È strano, non piace a nessuno. Ha l’aria slavata, stanca, come una cataratta. Ma ci sono dei momenti, dopo una nottata di pioggia, dopo un vento forte d’estate, in cui è come se la cataratta si aprisse. Come se tutto quel casino l’avesse scavato dentro. E dopo è spettacolo. Lo senti, l’aria è cambiata, è fresca, agile, profuma e brilla. Ed è come se ti guardasse. E staresti lì delle ore, stupita, un po’ da questa trasformazione improvvisa, un po’ perché è bello bello. E ti senti a casa, più di prima. Come se quel cielo fosse un po’ più tuo. Come quando ti fai bella per il tuo moroso. Sei sempre tu, ma un po’ di più. Perché sai che cosa stai facendo e per chi. Sai per chi essere bella, sai per chi essere. Quel cielo lì… come se sapesse di essere lì per te.
La Robbi stava col naso all’insù, senza sapere cosa dire. Sorrideva, nella sua stanchezza. E si sentì a casa, come pochissime volte sapeva di esserlo stata.