domenica 29 giugno 2008
after "match point"
Guardare dall’altra parte della rete. O sei portata o non ce n’è. A volte, per fortuna, l’occhio non trema, la mano è pronta, e la palla non cade. Strano, diresti. Una questione di fortuna. Poi torni sudata allo spogliatoio, coi polmoni gonfi. Strano, pensi. Due punti pesano sulle tue spalle, di cui uno in battuta. Brava, ti dici, stai migliorando. Non è così, e lo sai. Ma non importa. Sei sul trono. Almeno per i prossimi dieci minuti.
Non mi era mai piaciuto giocare a pallavolo. E la cosa che odiavo di più erano le partite di fine anno, quelle che tutti chiamavano “decisive” e che io ostinatamente consideravo solo “le due ore di ginnastica”.
Non avevo neanche un bel culo che potessero guardare, e vi dirò che mi dispiaceva anche di questo. Mi sentivo del tutto inutile e questo ancor di più, mi stufava.
Mi trovavo seduta, in attesa del cambio, e lì mi piaceva. Osservo la gente, quando posso. Faccio delle inquadrature mentali, cerco di entrare dentro le persone senza che loro se ne accorgano. Quasi come guardare un film. E mi rimangono in mente espressioni, movimenti… ma spesso il comportamento della gente mi disturba.
Ecco, non sono la classica eroina tragicomica di se stessa che sta seduta nel suo angolino a guardare i piccioni. Mi piace uscire a bere con gli amici, mi piace più di tutto andare a ballare. I momenti in cui ballo sono quelli in cui mi sento presente, mi sento viva. Sì, potrei dire che i momenti che ballo li vivo. E, diciamolo, ci sono anche portata, e questo è un bene. Non ho bisogno che nessuno mi dica di salire sul tavolo. Lo faccio da me, mi è congeniale. E quando ballo anche agli altri piace, non ho bisogno di altro. Sono crudamente io.
Robbi