sabato 27 febbraio 2010
venerdì 19 febbraio 2010
LIII
Ho baciato questo mondo
con i miei occhi e le mie membra;
l'ho avvolto dentro il mio cuore
in innumerevoli pieghe;
io ho inondato di pensieri
i suoi giorni e le sue notti,
finchè il mondo e la mia vita
son diventati un'unica cosa, -
e io amo la mia vita
perché amo la luce del cielo
così intrecciata con me stesso.
Se lasciare questo mondo è reale
come amarlo - dev'esserci allora
un senso in questo incontrarsi
e separarsi della vita.
Tagore, Raccolta di frutti, Poesie d'amore
Caspar David Friedrich, Monaco in riva al mare
LI
(...)
Questa è la mia preghiera:
ch'io possa sapere prima di partire
perché la terra mi chiamò nelle sue braccia.
Perché il silenzio della sua notte
mi parlava delle stelle,
e la sua luce del giorno baciava
i miei pensieri, mutandoli in fiori.
Prima di partire, ch'io possa indugiare
sul mio ultimo ritornello,
completandone la melodia, accendere
la lampada per vedere il tuo volto
e intessere il serto per la tua corona.
Tagore, Raccolta di frutti, Poesie d'amore
II
Quando ero giovane,
la mia vita era come un fiore:
un fiore che lascia cadere
uno o due petali dalla sua ricchezza
e non ne avverte mai la mancanza
quando la brezza della primavera
viene a mendicare alla sua porta.
Ora, alla fine della giovinezza,
la mia vita è come un frutto,
che nulla ha da risparmiare,
e attende di offrirsi completamente
con tutta la propria dolcezza.
Tagore, Raccolta di frutti, Poesie d'amore
Il Bacio, Gustave Klimt
Ti invito al viaggio in quel paese che ti somiglia tanto.
I soli languidi dei suoi cieli annebbiati
hanno per il mio spirito l'incanto dei tuoi occhi
quando brillano offuscati.
Laggiù tutto é ordine e bellezza,
calma e voluttà.
Il mondo s'addormenta in una calda luce
di giacinto e d'oro.
Dormono pigramente i vascelli vagabondi
arrivati da ogni confine
per soddisfare i tuoi desideri.
Franco Battiato, Invito al viaggio, Fleurs 3
(tratto da "Il Viaggio", Charles Baudelaire, Les Fleurs du Mal)
giovedì 4 febbraio 2010
Quando vide di fronte a sè un castagno in fiore, lo raggiunse e si fermò. Si appoggiò con la schiena al tronco e guardò in alto: vedeva il fogliame illuminato dal sole e sentiva la città mormorare lontano, debole e dolce, come il suono di migliaia di violini.
Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere
lunedì 1 febbraio 2010
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