domenica 27 maggio 2007

Vergine era fra lor di già matura
verginità, d'alti pensieri e regi,
d'alta beltà; ma la sua beltà non cura,
o tanto sol quant'onestà se 'n fregi.
E' il suo pregio maggior che tra le mura
d'angusta casa asconde i suoi gran pregi,
e de' vagheggiatori ella s'invola
a le lodi, a gli sguardi, inculta e sola.

Pur guardia esser non può ch'in tutto celi
beltà degna ch'appaia e che s'ammiri;
né tu consenti, Amor, ma riveli
d'un giovenetto a i cupidi desiri.
Amor, ch'or cieco, or Argo, ora ne veli
di benda gli occhi, ora ce li apri e giri,
tu per mille custdie entro a i più casti
verginei alberghi il guardo altrui portasti.

Colei Sofronia, Olindo egli s'appella,
d'una cittade entrambi e d'una fede.
Ei che modesto é sì com'essa è bella,
brama assai, poco spera, nulla chiede;
né sa scoprirsi, o non ardisce; ed ella
o lo sprezza, o no 'l vede, o non s'avede.
Così fin ora il misero ha servito
o non visto, o mal noto, o mal gradito.

Gerusalemme Liberata - canto secondo ottave 14-15-16